I motori di ricerca come Google riescono ad indicizzare solo una piccola parte dei dati e delle pagine web che si trovano online. Secondo alcune stime si tratterebbe solo del 2 per mille dei dati totali, cioè una pagina su 500.
Tutto il resto è un insieme eterogeneo di materiale denominato deep web. Qui, fuori dall’occhio vigile dei motori di ricerca, si possono trovare pagine dinamiche che vivono per il tempo di un click, banche dati ad accesso riservato, attività illegali di ogni genere ed altro ancora. Nel deep web ogni utente accede in modo completamente anonimo, sia perché i dati sensibili sono facilissimi da rubare, sia perché non esistono regole precise ed è facile imbattersi in hacker, venditori di armi, droga o materiale pedopornografico.

Come si accede al deep web ?
Il deep web è immenso, probabilmente circa 500 volte il web indicizzato, anche se nessuno sa calcolarne con esattezza l’estensione, poiché non vi si accede con i normali software di navigazione. Per utilizzare il deep web è necessario infatti un software, come Tor, che permette di muoversi in modo del tutto sicuro ed anonimo. Visto che le pagine non sono indicizzate e non esistono i motori di ricerca, per muoversi nel deep web è necessario conoscere gli indirizzi a cui si vuole accedere. Esistono delle liste di link suddivise per argomento, ma è importante ricordare che il deep web si muove sempre a grande velocità, con pagine che cambiano indirizzo o cessano di esistere molto rapidamente, chiuse dai proprietari, dagli hacker o dalle polizie di tutto il mondo.
Il lato oscuro del deep web
Fino a pochi anni fa fa il mercato era dominato da Silk Road, una sorta di immenso bazar in cui si trovava in vendita veramente di tutto, dagli schiavi alle armi da guerra, da merce rubata di ogni genere a droghe di ogni tipo passando per i documenti falsi. Nel 2014 l’FBI è riuscita a chiuderlo definitivamente, ma molti altri negozi più piccoli ne hanno raccolto l’eredità.
Il lato legale del deep web
Il deep web tuttavia non è composto solo da criminali e hacker, ma anche di pagine aziendali ad accesso riservato, quindi non accessibili da Google e altri motori di ricerca, pagine web dinamiche, archivi di dati non indicizzati e quant’altro. Si tratta di un mondo immenso, che nel 2000 conteneva, secondo delle stime molto vaghe, già oltre 500 miliardi di pagine.